LA BOTTEGA DELL’OROLOGIO
I protagonisti ricordano, raccontano, lavorano, guardando insieme al futuro…

Anna Martinalli, moglie di Primo,dopo aver raccontato la storia della famiglia dei “Ciapùn”, ripresa in breve nella introduzione, stacca dall’albero alcuni ricordi vivi legati ai momenti più significativi trascorsi fra casa, negozio, cure famigliari, preoccupazioni e speranze… La Bottega del Paulìn e il dispiacere della sua scomparsa, con le responsabilità cadute su Emilio e gli altri eredi, resta in cima al pensiero di tutti. Ricordo che Paolo ed Emilio erano due fratelli inseparabili pur avendo delle capacità diverse. Ognuno di loro aveva la propria personalità, i propri pregi e difetti, ma tutto questo era accettato da entrambi con affetto, e per merito loro il negozio andava sempre migliorando. Oliviero ed Umberto, figli di Emilio; Primo e Dario, figli di Paolo, facevano tesoro dei consigli, degli esempi e della serietà dei loro genitori; ma purtroppo la vita porta anche dei dispiaceri: Paolo si ammalò e pochi anni dopo morì lasciando un grande vuoto in tutti noi che lo amavamo tanto. Anche la società ha risentito della scomparsa di una persona così diligente ed attiva che teneva sotto controllo parte della azienda (chiamata allora Bottega del PAULIN, ed ancora oggi dai clienti più anziani).

Emilio, sul quale era caduto il peso della conduzione dell’azienda, con gli eredi Primo e Dario, rimase fino a settant’anni nella drogheria, sempre presente e attivo in tutti i campi.
Io ho avuto modo di conoscerlo lavorando insieme, e tutto quello che ho appreso lo devo a lui e naturalmente a papà Paolo che ricordo con grande affetto.
Poi, dopo diversi anni, si prese una decisione: essendo troppo piccolo il negozio per quattro persone, i soci comprarono una cooperativa poco lontana dalla drogheria, che prospera tutt’oggi.
Emilio si ritirò con Oliviero ed Umberto nel negozio di via Nani ed aiutò i propri figli tenendo loro la contabilità. Primo e Dario invece ritirarono le quote della società da parte di Emilio e continuarono il lavoro nel Negozio dell’Orologio.
Ricordo che per me è stato doloroso vedere questa separazione perché il negozio non mi sembrava più quello senza Paolo ed Emilio.
Tutti questi cambiamenti hanno riversato la responsabilità su Primo e Dario. Con Primo, mio marito, ho avuto quattro figli: Franco, Luciano, Lucia e Paolo. Franco e Luciano, già quando frequentavano le medie, aiutavano in negozio e più grandicelli si occupavano di portare le merci settimanalmente nei paeselli di montagna; si dedicavano anche alla cura del formaggio Bitto seguendo con attenzione i consigli degli “esperti”.

Poi seguirono la loro strada sia negli studi che nel lavoro. Il loro posto fu preso da Lucia e Paolo che, dopo la scuola, venivano nel negozio ad imparare il mestiere; Lucia continuò per un’altra strada mentre Paolo, ultimo erede, ha continuato a seguire le orme paterne, facendo tesoro dell’esempio di nonno Paolo, zio Emilio, papà Primo e zio Dario. Dario, sposato con Maria Pia Botta, ha avuto due figli, Nicola e Alberto, che, dopo la scuola, aiutavano anche loro i genitori in negozio, mentre il secondogenito, Alberto, ha seguito a tempo pieno le orme paterne. Io e mia cognata, da quando ci siamo sposate, abbiamo sempre lavorato in negozio e continuiamo tutt’ora accanto ai nostri mariti e ai nostri figli. Attualmente i due ragazzi, Paolo ed Alberto, sono pieni di iniziative, sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo per migliorare la loro attività, pur rispettando i metodi e le idee dei loro genitori. Auguro a Paolo ed Alberto di sapersi amare e rispettare l’un l’altro, per il loro bene, per quello dell’azienda, per mantenere il buon nome di nonno Paolo e zio Emilio e per il rispetto dei genitori che hanno dedicato e continuano a dedicare tutta la loro vita alla bottega con grande passione.
Fra tanti protagonisti, nei miei ricordi, non può mancare il ricordo del Bitto che si è fatto allegramente protagonista di uno scherzo sorprendente…Nel negozio dei Ciapùn erano state esposte in una vetrina, in bella mostra, alcune forme di Bitto; una di esse, dopo essere scivolata in avanti, ha rotto la vetrina uscendo in libertà sulla strada, per poi rotolare in linea diretta con la drogheria verso la stazione. 

Un avvenimento che ha destato la curiosità di tutti e i commenti della stampa: “Una forma di Bitto, che non voleva più stare nella tana del Bitto, ha scelto la libertà!”.

Dario Ciapponi racconta invece un fatto spiacevole riguardante il grana.

Nel tempo di guerra papà (Paolo Ciapponi) aveva comprato cinquanta forme di grana, trasportate a mezzo ferrovia, per il negozio. Pochi giorni dopo arrivò in negozio la Milizia perché tutta la merce veniva tesserata dopo l’acquisto e, tra questa, il formaggio.
Le forme vennero quindi requisite con l’obbligo da parte di Paulìn di curarle e di mantenerle. Due anni dopo mancarono due forme perché erano state rubate. Fu subito denunciato il furto alla Milizia, la quale non diede ragione a Paolo perché aveva il dubbio che le avesse vendute lui.
Dopo una settimana mancò anche mezzo sacco di farina che era stato rubato lasciando la scia fino in Comune. Quindi Paolo capì chi aveva fatto il furto, avvisò la Milizia e, dopo varie indagini, il sospetto fu arrestato e finalmente Paolo non subì danni per le colpe non commesse.

Lucia Ciapponi, figlia di Anna e Primo, riporta la cronistoria del negozio e dell’azienda, che ha raccolto in un album, con molti particolari, documenti, fotografie e riconoscimenti.

Il 23 ottobre 1885 Carlo Ghislanzoni fu Carlo compra casa e negozio di ragione fallimentare Del Nero. Il 15 agosto 1954 Carlo Ghislanzoni vende casa e negozio a Ciapponi Paolo ed Emilio. Il 26 agosto 1965 Ciapponi Paolo ed Emilio cedono casa e negozio a Ciapponi Primo e Dario. L’evoluzione dell’azienda: Il 30 giugno 1938 si scioglie la società Accomandita Commerciale Passerini Ciapponi e C. Morbegno. Il 1° luglio 1938 nasce la società Accomandita Commerciale Ciapponi e C. Morbegno, Piazza 3 Novembre. IL 31 dicembre 1947 si scioglie la società Accomandita Commerciale Ciapponi e C. e continua sotto il nome di F.lli Ciapponi Paolo e Emilio. Il 17 giugno 1968 Ciapponi Primo, Dario e Emilio costituiscono una società in nome collettivo sotto la ragione sociale F.lli Ciapponi Primo e Dario. Il 3 agosto 1968 Ciapponi Emilio cede la quota di compartecipazione di società a Primo e Dario. Il 3 agosto 1968 Ciapponi Primo cede a Ciapponi Umberto (figlio di Emilio) la quota di compartecipazione della società Ciapponi Oliviero e Primo s.n.c. e nasce la società Oliviero ed Umberto Ciapponi s.n.c. successivamente trasformata in Umberto Ciapponi & C. snc e poi definitivamente chiusa nel luglio 2001.

l 27 settembre 1988 Ciapponi Primo e Dario cedono rispettivamente a Ciapponi Paolo e Ciapponi Alberto una quota di compartecipazione di società e viene costituita, tra i soci sopracitati, una società in nome collettivo sotto la ragione sociale F.lli Ciapponi Primo e Dario s.n.c..
Il 2000 vede la riunificazione delle tre famiglie nell’apertura del negozio virtuale all’indirizzo www.ciapponi.com: Paolo Ciapponi figlio di Primo, Alberto figlio di Dario e nipoti di nonno Paolo, Emilio e Mario figli di Umberto e nipoti di nonno Emilio si sono associati per dare continuità alla tradizione commerciale famigliare.

Primo Ciapponi racconta del negozio, del suo sviluppo e, con sapienza artigiana, della produzione originale del Bitto.

E’ un racconto in diretta in cui si respira l’aria e il sapore degli alpeggi, il valore tradizionale di un prodotto valligiano di cui i Ciapùn sono orgogliosi. E’ un prezioso documento agro-alimentare-artigiano proprio della Valtellina.
Nei primi anni, oltre a tutti i generi alimentari, si vendevano molti fertilizzanti, polveri sfuse per tinteggiatura di

case, prodotti per fare in casa il sapone con il grasso avanzato dall’uccisione del maiale, cordami, tinture per vestiti. – Acidi: solforico, muriatico, acetico (con permessi speciali). – Manna, cassia, foglie di senna: tutti lassativi venduti sfusi. – Sott’aceti e conserva sfusi. – Vino spillato direttamente dalle botti (tenevamo botti di varie dimensioni e con una capacità totale di 200 hl.). – Caratteristica la pasta sfusa (era pasta rotta, residua degli stabilimenti, che si mischiava e si vendeva a peso (pasta sposata). – Cereali sfusi. – Tonno in latte da 10 Kg. venduti a pezzi. – Acciughe nei fusti di legno. – Dosi per maciglia.
Si faceva un baratto con i contadini che portavano formaggio nostrano, granoturco, salsicce, uova (tutti prodotti genuini), patate, in cambio della spesa nel negozio. E c’era l’usanza che in autunno, e propriamente nel giorno di San Martino, si facevano i conti per il dare e l’avere.
Oggi, a differenza di una volta, si tende ad avere la selezione dei migliori prodotti di ditte e di privati valtellinesi. Si continua ad incrementare la vendita di prodotti locali soprattutto ricercando la genuinità del prodotto, ricercando la merce migliore sul mercato (questa ricerca viene fatta degustando personalmente i prodotti sul luogo di produzione e comparandoli tra loro) e rivalutando alimenti contadini che si erano “persi” nel tempo (es. farine integrali, pappa reale, propolis, ecc.).

Abbiamo ricercato mobili e suppellettili rustici ed antichi che servono per esporre le merci e per abbellire le vetrine con un richiamo sempre al naturale, come ad esempio: tavoli ricavati dai coperchi e dai fondi delle botti, botti tagliate a metà che fungono da mensole soprattutto per i pregiati vini; bilance con piatti in ottone, bascula, stadera; macinini da grana, da granaglia, da panura, da caffè e da pepe (originali del negozio o recuperati nei vecchi mercati delle pulci nazionali ed esteri).

VECCHI UTENSILI DEL CONTADO: LIRA, per tagliare la cagliata. “PENACH” per fare il burro a movimento verticale. ZANGOLA, per fare il burro a movimento circolare. STAMPI DEL BURRO con intarsiata una mucca. PESTA SALE in legno.”CAZZETTE”, spannarole per spannare il latte. BRONZE: campanacci per le mucche “SCAGN”, sgabello ad una gamba utilizzato per mungere le mucche e tanti altri oggetti della tradizione artigiana e contadina.
Infine la 
VECCHIA CASSA elettrica e manuale, con un importo massimo di 9.999 lire e 95 centesimi (il minimo segnato sui tasti è di 5 centesimi). Quando mancava la corrente la cassa funzionava con la manovella. Oggi viene utilizzata per addobbare le vetrine anche se è molto pesante (90 Kg.!!). E’ ancora funzionante, ma è stata sostituita con l’entrata in vigore del registratore di cassa.

Alberto Ciapponi, figlio di Mariapia e Dario, racconta: Il rispetto dell’ambiente originario naturale secondo le caratteristiche merceologiche, il valore delle tradizioni, le esigenze della clientela.

I vecchi magazzini, le cantine, la casera e le vetrine vengono allestiti periodicamente seguendo temi stagionali (es.: Fiera del Bitto, vendemmia, maciglia, funghi e castagne), temi sportivi (es.: Giro d’Italia, Rally Morbegno Albaredo), temi religiosi (es.: Natale, Pasqua), temi culturali e storici ( Festa dei Bersaglieri, 25 aprile) e sono punti di richiamo per gli abitanti del luogo e soprattutto i turisti amanti delle vecchie tradizioni. Infatti hanno particolare rilievo le vecchie cantine che scendono di due piani per circa 10 metri, dove si conservano formaggi, salumi e vini, mantenendo le loro caratteristiche di genuinità e luogo ideale per una perfetta stagionatura di formaggi, bresaole, salami, cacciatori, pancette e culatelli nostrani.

CANTINE: temperatura dagli 8° ai 13°/14° C. tutto l’anno, con uno sbalzo di temperatura con l’esterno fino a 20° C. Sono cantine con volta e muratura a secco; al primo piano c’è una pavimentazione in piottoni ed al secondo piano in ghiaia (permette di mantenere la giusta temperatura e umidità). Nelle mura ci sono delle scanalature che danno direttamente all’esterno tramite finestre e che permettono una corretta aerazione.

Ci sono inoltre grate di sasso verticali ed orizzontali sulla strada per permettere il passaggio dell’aria. Ai tempi della guerra le cantine in cui teniamo il vino venivano usate come rifugio durante le incursioni aeree, sia dagli abitanti della casa che dai clienti che si trovavano in negozio.

Paolo Ciapponi racconta: Lo sviluppo dell’attività produttiva, ormai in cammino…

Vogliamo che il negozio diventi UN PUNTO DI RIFERIMENTO DEI PRODOTTI VALTELLINESI A LIVELLO NAZIONALE ED INTERNAZIONALE valorizzando il vero Bitto delle varie annate di produzione e prodotti locali come; miele, pappa reale, propolis prodotti dalle nostre api in bassa valle ed in alta montagna, funghi freschi, sott’olio e secchi, grappe, vini di varie annate e case vinicole, amari delle pregiate erbe valtellinesi, salumi che stanno in bella mostra appesi in varie file nelle cantine e nella casera, biscotti e bisciola valtellinese, farine nostrane e lavorate col torchio a pietra, confetture prodotte con i frutti del sottobosco valtellinese, caramelle dell’Alta Valtellina cotte a fuoco diretto, i famosi pizzoccheri di farina nera, formaggi locali, prodotti del sottobosco sotto sciroppo, noci, mandorle, nocciole e pinoli con miele, e tanti altri prodotti d’eccellenza.

Altro obbiettivo su cui puntiamo è quello di creare un ambiente idoneo per l’ENOTECA:
riportare alla luce l’intera volta che si trova in negozio, abbattendo una cantinella e unificando le due vetrine già esistenti per utilizzare il locale come enoteca; valorizzare insieme le cantine che scendono di due piani, finora in disuso, per l’invecchiamento dei migliori vini.
In questi anni prestigiose ditte valtellinesi (Nino Negri, Dray Es, Tona, Pelizzatti, Braulio, Fay, Rocca, Schenatti) hanno scelto il nostro negozio per le sue caratteristiche architettoniche e per la sua nomea, come punto di degustazione dei loro prodotti valtellinesi che naturalmente noi abbiamo in commercio.

La storia dei Ciapùn non finisce qui…

E’ come la terra che continua a volere spazio e sementi, come il sale che insaporisce tutto, i vigneti che danno il vino buono e vogliono le botti vecchie per conservarlo; come l’albero di casa che moltiplica i suoi rami e serba l’umore delle radici perché rinverdisca con vigore da una stagione all’altra…